giovedì 14 luglio 2011

Rimpianti.

Avrei dovuto abbracciarti, quella sera, tra i platani spogli e le margherite immobili.
Avrei dovuto stringerti a me, così forte da sentire le mie costole incastrarsi tra le tue.
Avrei dovuto parlarti e dirti molte più cose di me, i miei oscuri segreti e il mio dannoso passato.
Avrei dovuto raccontarti dei miei sorrisi di cera e dei miei ammutinamenti, delle mie crociate per la libertà e delle mie battaglie per la vita.
A volte rivedo quegli orizzonti lontani dove noi ci perdevamo, pieni l'uno dell'altro, pieni delle nostre anime.
E dei nostri corpi.
Quando tu mi chiamavi con i nomi degli imperatori romani, ed io ridevo come un bambino, pensando a noi due vestiti con tuniche e toghe e sandali legati fino ai polpacci.
Rivedo quei paesaggi vuoti, desolati, inossidabili, riempiti solo da noi due, e dalla tua essenza che da sola bastava a rendermi cieco davanti al mondo.
Avrei dovuto rincorrerti, avrei dovuto prenderti e legarti a me con catene di sangue e muscoli, e sudare con te.
E morire con te.
E invece sto qui, a sostituire le lacrime con le parole, a sostituire i rimpianti con le menzogne, a fingere di andare avanti, quando in realtà non faccio altro che girare in tondo, percorrendo sempre le stesse strade, gli stessi errori.
Aspetta! Portami con te, sulla tua nave, tra galassie lontane e mondi paralleli, e dimmi che vuoi ancora le mie mani a stringere le tue.
Dimmi che vuoi ancora le mie labbra a infrangersi sulle tue.
Ed io crederò ancora che sia vero, anche se il mondo intero mi prenderà per pazzo. Un povero pazzo che indossa ancora la tua maglietta blu, con il tuo odore e con i miei "se".