Ricordo quella notte color del miele, quando i tuoi occhi si scontrarono coi miei.
Ricordo il sapore delle stelle nere sopra di noi, e tutto il dolore che circondava le nostre mani sudate. Ricordo il tremore delle tue guance, cariche di rosso, cariche di rabbia. Penso “che stupido che sono stato!” quando ti ho detto di no, quando ti ho detto “fermo, non farlo”, sperando dentro di me che invece lo facessi, che prendessi l’iniziativa di fare quel passo verso di me, verso il mio cuore raggrinzito, perso, grigio.
Anche ora che sei lontano o forse vicino ma io non ti vedo, anche ora, l’aria ha lo stesso sapore di quella notte. Ed io penso e ripenso e rimugino su quanto ti vorrei, su quanto vorrei toccarti ancora e baciare la tua nuca nascosta, la punta delle tue dita tremanti, il tuo petto gonfio di orgoglio e di vergogna.
Spudorato come sei, come sei sempre stato, il tuo sguardo fisso sul mio, che mi giudica e mi ammonisce per tutti i miei sbagli, dolci e importanti, ma sempre sbagli.
La mia pelle è sensibile come non lo è mai stata prima. Sento i brividi corrermi lungo l’anima.
Esco di casa senza pensare a dove andare e senza sapere se e quando ed in che modo tornerò. Ripercorro la stessa strada che facemmo quella notte color del miele. Rivedo gli stessi palazzi, le stesse vetrine, lo stesso asfalto, ma ogni cosa è distorta, graffiata, bruciata dal vento, dal passato che incombe come un temporale all’orizzonte.
Non ho soldi con me, non ho preso neanche le sigarette.
A che servirebbe fumarne una ora, se non ci sei tu a fumare con me?A che servirebbe stringere gli occhi per cercare di visualizzare la tua immagine, se il tuo volto lo porto tatuato nello stomaco?A che servirebbe versare delle lacrime per te, se tornerebbero su, verso gli occhi, come salmoni che risalgono la corrente?
Eri eterno, intangibile, irraggiungibile, quasi. Eppure ti ho raggiunto e ti ho afferrato per appena cinque minuti. Ho agguantato la tua felpa e ti ho colto di sorpresa. Come un falco che vola verso il sole. Come un falco che vola troppo in alto per poi perdere i sensi e cadere al suolo.
Esatto, ho perso i sensi per te. E non li ho ancora ritrovati. Mi resta solo la speranza di vivere nel chiasso dei tuoi discorsi, delle tue parole confuse e speciali.
Mi resta solo il vuoto che hai riempito con la tua assenza.
E nulla sembra più restare in movimento.
Tutto è fermo, come il mio respiro.
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