lunedì 14 novembre 2011

Vivere di passioni.

Vivere di passioni,
immensi dolori,
tremende gelosie.
E la consapevolezza dei sensi di colpa
e della perdita della ragione.
Vivere di contrasti e concerti,
dove musica sacra e profana si uniscono a formare una melodia di morte e resurrezione.
Un requiem di anime perdute.
Vivere a tratti, di bianco e di nero,
dove il sudore di una notte brilla come neve al sole. E si scioglie sulla pelle consumata dal sesso e dall'odore di semi e ghirlande.
Vivere per non morire.
Morire per non vivere.
La differenza è così sottile, impercettibile, che a volte ci rende la testa confusa,
e il cuore in frantumi.

Alle tre del mattino ti ho stretto tra le mie braccia bianche, nel buio più totale.
Nella sfacciata indifferenza degli astri, che a stento ci guardavano.
Chi si ricorderà di questa notte?
Chi si incanterà al suo ricordo?
Morire di passione,
immense emozioni,
tremendi nubifragi di sperma e succo di limone.
Eri tu che mi confondevi, e laceravi la mia voglia di vivere.
La mia sete di te.

domenica 6 novembre 2011

Aeroporti.

Per tornare nell'aldilà non c'è altra via che la solitudine.
Per tornare a fiorire non c'è altro modo che farsi abbracciare.
Ripeto a me stesso che gli aeroporti, in fondo, non sono altro che vie di transito, luoghi di passaggio per altri luoghi, cancelli dimensionali dello spazio-tempo. Ma in fondo al cuore so che non è così. In fondo al cuore so che ,in realtà, sono gli edifici più crudeli al mondo, dove si consumano gli addii più disperati, dove si versano lacrime e ci si sente impotenti.
Perchè ormai quel che è fatto, è fatto.

Guardare il mondo dall'alto non mi distrae affatto dal pensiero di te e me, nudi in quel letto, di te e me che passaggiamo mano nella mano, sotto i ciliegi in fiore, tra sentieri sconosciuti.
Guardare il mondo dall'alto è solo una tortura... secondo dopo secondo, attimo dopo attimo, mi fa rendere conto di quanto mi stia allontanando da te.
Da noi.
Ho voglia di sentirmi fragile e di lasciarmi andare... Ho voglia di ferirmi e di sanguinare, ho voglia di provare dolore, così, forse, riuscirò a non pensarti. Almeno per qualche attimo.

Avere a che fare col mondo intero, ormai è solo un'abitudine, una prassi che devo seguire e rispettare se non voglio impazzire, se voglio restare lucido.
Per poter essere di nuovo tuo.
Avere a che fare con il mio cuore, è tutta un'altra storia.
Non so neanche se ce la farà, il mio cuore, a sopportare tutto questo.
Tutto questo.

domenica 30 ottobre 2011

Qui, come altrove, son perso.

Qui,
come altrove,
son perso.
Tra i tuoi sospiri,
tra le tue gioie,
e le tue ansie.

La mia terra promessa
è in ogni luogo
toccato da te,
attraversato
dalle tue gambe,
baciato dai tuoi occhi,
raso al suolo
dalla tua bellezza.

Di notte,
quando tutto tace,
e il tuo sonno
ti porta lontano
da me,
vedo le tue ali
aprirsi su di me
e sulla mia vita
che finisce
col canto degli angeli
e con i tuoi respiri.

Provo
a saltare giù,
provo
a non volare più,
provo
ma non ci riesco
perchè ho la sicurezza
dei tuoi sbagli,
dei tuoi
misteri.

E' vero
quando dico che prima
non ero niente.
Non mento
quando dico di credere ai miracoli.
Perchè tu,
e solo tu,
mi hai reso uomo,
tra milioni
di immortali.

giovedì 4 agosto 2011

Il re del mondo.

E mille palpitazioni.
E i tasti di un pianoforte che si muovono da soli, mentre guardo i suoi occhi, persi nella nebbia, che vibrano come perle sfiorate dalle onde del mare.
E il suo entusiasmo di fanciullo, mentre insegue le farfalle tra fiori colorati e pensieri di distruzione.Mi sento implodere ad un suo sguardo furtivo, al movimento dei suoi capelli al vento.
E i suoi capelli ricci e biondi, che riflettono i raggi di un sole ingiusto, malvagio.
E il suo corpo perfetto, il suo petto liscio e scolpito, che prende forma tra i miei pensieri e le mie perversioni.
E' tutto come un inizio, niente prende ancora polvere, è tutto ancora da esplorare, da scoprire. Da assaporare.
Le sue labbra rosa, con gli angoli un pò all'insù, che chiedono solo di essere baciate dalla rugiada della notte.
E le sue assenze, la sua capacità di non farsi trovare, mentre il nostro intero mondo si chiede dove sia volato via, stavolta. In quale nido sia andato a posarsi.
E i suoi trenta minuti, chiuso nel bagno della scuola con il suo giocattolo di turno, di cui si stuferà presto. Di cui forse si è già stancato.
Le sue braccia sottili e forti allo stesso tempo, che muove teatricamente mentre suona un notturno al piano. Quelle sue braccia, che vorrei usare come rimedio alla mia solitudine.
E i suoi silenzi, che nel mio cuore sembrano durare un'eternità, nei quali si allontana dal mondo conosciuto per riprendere aria. Per riprendere vita.
E i suoi piedi, i suoi bellissimi piedi che fa luccicare sulla spiaggia d'estate, come due piccole isole deserte in mezzo all'oceano della mia esistenza.
La sua voce, che mi apre sul petto infinite finestre su infinite città, su infiniti paesaggi.
La sua voce che mi chiama in sogno. E i miei incubi che diventano realtà, quando apro gli occhi e vedo lui, in fondo al corridoio, tra i suoi sudditi, a dominare sul mondo intero.
Domina anche me, te ne prego, e non lasciarmi qui, impiccato ai tuoi ricordi.
Hai sentito il terremoto? E' qui, dentro di me...

giovedì 14 luglio 2011

Rimpianti.

Avrei dovuto abbracciarti, quella sera, tra i platani spogli e le margherite immobili.
Avrei dovuto stringerti a me, così forte da sentire le mie costole incastrarsi tra le tue.
Avrei dovuto parlarti e dirti molte più cose di me, i miei oscuri segreti e il mio dannoso passato.
Avrei dovuto raccontarti dei miei sorrisi di cera e dei miei ammutinamenti, delle mie crociate per la libertà e delle mie battaglie per la vita.
A volte rivedo quegli orizzonti lontani dove noi ci perdevamo, pieni l'uno dell'altro, pieni delle nostre anime.
E dei nostri corpi.
Quando tu mi chiamavi con i nomi degli imperatori romani, ed io ridevo come un bambino, pensando a noi due vestiti con tuniche e toghe e sandali legati fino ai polpacci.
Rivedo quei paesaggi vuoti, desolati, inossidabili, riempiti solo da noi due, e dalla tua essenza che da sola bastava a rendermi cieco davanti al mondo.
Avrei dovuto rincorrerti, avrei dovuto prenderti e legarti a me con catene di sangue e muscoli, e sudare con te.
E morire con te.
E invece sto qui, a sostituire le lacrime con le parole, a sostituire i rimpianti con le menzogne, a fingere di andare avanti, quando in realtà non faccio altro che girare in tondo, percorrendo sempre le stesse strade, gli stessi errori.
Aspetta! Portami con te, sulla tua nave, tra galassie lontane e mondi paralleli, e dimmi che vuoi ancora le mie mani a stringere le tue.
Dimmi che vuoi ancora le mie labbra a infrangersi sulle tue.
Ed io crederò ancora che sia vero, anche se il mondo intero mi prenderà per pazzo. Un povero pazzo che indossa ancora la tua maglietta blu, con il tuo odore e con i miei "se".

martedì 28 giugno 2011

Umanità.

Uomini che si mescolano ad altri uomini, come i serpenti con la terra.
Sorrisi imbarazzati, sorrisi consumati al tavolo di un bar, alla cassa di un supermercato. Per sentirsi meno soli, meno vuoti.
Accenni di abbracci che fanno sperare in qualcosa in più, che fanno ricordare momenti passati, momenti trascorsi in vite precedenti.
Cuori che battono ed esplodono, per la mancanza di qualcuno o di qualcosa. Cuori che sanguinano e palpitano, per un amore mancato, per un amore sognato.
Vento che soffia tra palazzi diroccati, portando con sè memorie di antiche melodie dimenticate dal mondo, e che solo i gatti di strada, qualche volta, ricordano.
Donne che si legano i capelli, che si truccano e si mascherano per cercare di essere più appetibili, più donne, più forti.
Anime inquiete e fiori del male che appassiscono in una notte, nel disperato tentativo di emergere dal cemento nel quale si trovano.
Onde che si infrangono su scogli di cartapesta, che si sgretolano lasciando il posto al vuoto, al nulla.
Occhi che guardano in ogni direzione, ma che non riescono a vedere niente intorno a loro, ad eccezione di qualche povero pazzo seduto su un marciapiede di nuvola.
Pianoforti che suonano requiem e marce nuziali, senza essere ascoltati da nessuno.
Abiti da sposa ingialliti dal tempo e dallo spazio, dimenticati per sempre in un armadio polveroso ai confini dell'universo.
Baci scambiati al tramonto in riva al mare della misericordia, con passione e compassione, per sentire il fremito di un secondo, di un istante di magia.

Stasera le stelle chiedono aiuto, ma nessuno le ascolta, nessuno si prende cura di loro.
E muoiono e si spengono, in un'esplosione di luce e disperazione.
E di sogni irrealizzati.

giovedì 23 giugno 2011

Per mio padre.

Era con lui che vivevo davvero.
Ero con lui quando ho pianto per la prima volta.
Ero con lui quando ho riso per la prima volta.
Era lui che mi teneva tra le braccia, impaurito dalla mia fragilità, dalla mia innocenza.
Era lui che si arrabbiava, e si preoccupava, quando mi sbucciavo un ginocchio, quando sanguinavo.
Ero lui, quando mi guardavo allo specchio. E sono ancora lui, quando vedo i miei occhi riflessi nel nulla.
Era lui che mi faceva soffrire, che mi faceva gioire, e infuriare, e disperare, e pregare perchè la smettesse.
Era lui che mi faceva sentire piccolo, minuscolo come un granello di polvere.
Era lui che mi faceva sentire grande, immenso, potente come un eroe.
Ero con lui quando non sapevo cosa dire, dove andare, come vivere.
Ero con lui quando avevo bisogno di un aquilone per sentirmi libero, e per sentirmi legato a qualcuno.
Era lui che mi faceva tremare come una foglia al vento, quando vedevo il rosso nei suoi occhi.
Era lui che mi faceva sperare, ogni volta che mi portava con sè.
Era contro di lui che combattevo, ogni maledetto giorno della mia adolescenza, ogni maledetto istante della mia circostanza.
Era contro di lui che urlavo, quando mi faceva sentire fuori dal mondo, fuori da sè.
Era per lui che a volte, creavo idee folli e folli mondi nei quali richiamare le sue attenzioni, le sue benedizioni.
Erano per lui le mie lacrime, quando mi inebriava della sua ira, e della sua felicità.
Era lui che mi costringeva a stringergli la mano, quando stava per dissolversi e sparire nel vuoto.
Era per lui che piangevo, ed è per lui che piango tutt'ora. Era per lui che sorridevo, ed è per lui che sorrido ancora.
E' lui che ho odiato. Ma soprattutto, è lui che ho amato.
Ed era lui che nonostante tutto, mi faceva sentire vivo. E al sicuro.

domenica 19 giugno 2011

Guardo la luna, finchè c'è.

Ho bisogno di sangue.
Sangue misto a sudore che sgorga dal tuo corpo scolpito.
Ho bisogno di lacrime da assaporare, nella nebbia dei tuoi occhi che a stento riescono a piangere.
Ho bisogno del tuo respiro sul mio collo, come vento caldo del deserto. Del deserto che è dentro di te.
Ho bisogno della tua ferocia, con la quale mi hai strappato dal mondo dei figli di Adamo e mi hai mandato ad elemosinare vita e miracoli tra i comuni mortali.
Ho bisogno delle tue gambe, perchè le mie non mi sorreggono più.
Ho bisogno dei tuoi addii e dei tuoi "mi dispiace", che mi fanno sentire ancora più egoista di quel che sono.
Ho bisogno di un paio di occhiali da sole, per proteggermi dagli sguardi indiscreti e maliziosi dei ragazzi di strada.
Ho bisogno di musica ad alto volume, mentre succhi linfa vitale dal mio corpo deturpato.
Ho bisogno di ingoiare un pò di veleno, per uccidere le farfalle che ho nello stomaco.
Ho bisogno di stringerti la mano, mentre camminiamo fianco a fianco al limite del mondo. Tra gli anelli di Saturno.
Ho bisogno di guardare la luna, finchè c'è, per ricordarmi che vivo su questa terra.
Ho bisogno di perdermi con te nel mare della tolleranza e della ribellione.
Ho bisogno delle tue ansie e delle tue paure, per rendermi conto che non sono l'unico ad averne.
Ho bisogno di te, perchè altrimenti non sarei me stesso.
E di tanto in tanto, ho bisogno che tu mi uccida, per rinascere più forte e più vivo di prima.

venerdì 17 giugno 2011

Nonostante le tenebre.

Ammasso di puttane e bucanieri, di travestiti e pezzi di merda.
Crogiolo di senza anima e senza cervello. Brodaglia di vermi e viscidi insetti.
Mi sento morire, squagliato dal sole di luglio, sciolto sull'asfalto come melma e melassa.
Un universo caotico nel quale perdermi con te, che di me, in fondo, non è mai importato nulla.
Vicino alle anime dei deboli puoi trovare i corpi dei forti. E' un cielo viola, che ti illude e ti persuade, e sotto quel cielo ci sei tu, con i tuoi capelli neri e la tua camicia a quadri, con le tue dita affusolate e i tuoi sorrisi ingannevoli.
E i tuoi baci assassini.
Dovrei odiarti, farti perdere tra le strade dell'inferno.
Dovrei soffocarti, lasciarti esalare l'ultimo respiro tra le mie mani, stringerti il collo fino a non sentirti più vivere.
Eppure sono ancora qui, a chiedermi perchè non ci riesco, e perchè riesco ancora a vedere il sole in te, oltre le tenebre. Nonostante le tenebre.

La terra reclama i suoi morti, che sono usciti dai loro sepolcri per venire a cercarti.
Ed io reclamo i miei giorni, i miei mesi, i miei anni, passati ad inseguire l'illusione di un mondo con te, di un mondo di te. Dove l'universo stesso sembrava esser stato creato solo per noi.
Invece è ancora pieno di puttane e bucanieri, di travestiti e pezzi di merda, che si combattono a vicenda, e a turno cercano di distruggere tutto. E niente.
Vado a prendermi una birra ghiacciata, che ho bisogno di farmi girare un pò la testa.

mercoledì 15 giugno 2011

Colori.

Nero.
Per te e per me.
Per chi ancora crede che i gabbiani in volo siano solo illusioni sfuggenti.
Per tutti quelli che hanno sogni da realizzare nei cassetti del loro passato.
Per chi ha cambiato la propria vita con quella di qualcun altro.
Per chi non ha più un cuore da far battere.
Per chi ha perso le chiavi della propria anima, e ha trovato quelle della propria macchina.
Per chi uccide senza pietà, ma solo con un briciolo di commiserazione.

Bianco.
Per me e per te.
Per chi vola di notte con il ragazzo incantato.
Per chi trova una candela accesa persino tra i polmoni del buio.
Per tutti quelli che corrono e scappano, senza mai farsi prendere.
Per tutti quelli che amano il ghiaccio perchè è fresco, e non perchè è gelido.
Per chi suda, quando il suo cuore batte per qualcuno.
Per chi sogna quando guarda la luna.

Rosso.
Per noi due.
Che ci distruggiamo di passione, nonostante tutto, nonostante tutti.
Per chi freme sfiorando i seni della propria donna.
Per chi muore per avere ancora tra le labbra il sapore del proprio uomo.
Per tutti quelli che sentono il peccato quando vengono toccati. E lo amano.
Per coloro che bruciano d'amore. E d'odio.
Per coloro che mangiano fotografie di notte.
Per chi si perde e si disperde, tra il sangue ed il seme di uomini e donne. E di animali feroci.
Per te, che mi stritoli il cuore con un solo sguardo.
E per me, che non posso più farne a meno.

venerdì 27 maggio 2011

L'unica speranza.

L'unica speranza per me, sei tu.
Sali con me sulla Folgore, il nero capitano ci attende.
Ora o mai più. Uccidi qualcuno, salva qualcuno, sguaina la spada e dalle da bere, imbrattala col sangue di manigoldi e puttane, imbrattala col sudore del tuo sesso e della mia passione.
E i corsari del mare ci ripagheranno con dobloni d'oro e bottiglie di Rum, e l'amore delle sirene e dei marinai disertori. Fino a perderci nel tramonto, dove l'ultimo sole ci abbraccerà e ci abbandonerà alla luce della luna.

L'unica speranza per me, sei tu.
Corrodimi l'anima con la tua saliva e lecca ogni mia ferita, prima che il nero capitano ci ubriachi di sè nella sua cabina, tra lanterne e candele. Tra le luci delle fate.
Non aver paura di affogare, io affogherò con te. Sarai il mio orgasmo, il mio punto di non ritorno, mentre la Folgore continua il suo viaggio eterno tra gli oceani più oscuri e splendenti.
Tra le nostre anime perdute. Tra le lucciole e gli addii.

lunedì 23 maggio 2011

Ali.

Potrebbe piovere veleno, ed io non sentirei niente. Non me ne accorgerei neanche.
Potrebbe incendiarsi il mondo intero, ed io sarei ricoperto di ghiaccio, gelido ghiaccio perenne, proprio come quello che mi regali ogni giorno.
Potrebbe crollare il cielo sopra le teste di ogni essere umano, ed io mi sentirei libero. E fragile come una nuvola.
Potrebbero risorgere i corpi dei defunti, ed io correrei con loro, verso il sogno di nuove vite. E nuove morti.

Le ali del mondo sono troppo leggere per poterlo sostenere. Le ali del sole brucerebbero in un istante, senza neanche avere il tempo di cercare nuovi lidi sui cui poggiarsi.
Se questa notte è eterna, sono pronto a dormire per l'eternità. Con o senza te.
Le mie ali sono spezzate da tempo. E non guariscono, non si rigenerano più. Resterò sulla terra, per confondermi tra voi, per succhiare via le vostre vite, e adagiarmi tra le tue gambe, senza calore, senza amore, ma solo con un pò di nostalgia di ciò che poteva essere e non è mai stato.
Ci vediamo stasera, indossa una sciarpa, che fa freddo.

lunedì 16 maggio 2011

Succo di mela.

E i colori del freddo, che ci mangia i pensieri, sono tristi e sudati.
E i libri del tempo, che non ricordiamo più, sono ricoperti di polvere e malinconia.

Ci manca danzare, tra le strade e i ciottoli, accompagnati da una chitarra e da una fisarmonica, e dalla luce traballante di un vecchio lampione.
Ci manca sorridere, alle storie e alle filastrocche del vecchio barbuto e del suo whisky, seduto al solito tavolo del solito bar.
Ci manca volare, tra le foglie che cadono e i corvi che gracchiano, saltando tra i tetti di case antiche e diroccate, e intime e accoglienti.

Piango succo di mela e luci colorate.
Ricordi quel giorno alla mostra di Picasso? Mi dicesti "ti voglio" davanti al Guernica, che ci guardava con disprezzo e malanimo tra la folla, ma che, nonstante tutto, ci ha fatto da cornice.
Ricordi quella notte, tra le tue lenzuola rosse? Mi dicesti "sei mio", ed io mi addormentai sul tuo petto, ascoltando il tuo cuore martellarmi i timpani. Facendomi impazzire.
Ancora una volta mi sbagliavo.
Ancora una volta credevo di poter finalmente restare sobrio, invece sono ancora ubriaco di te. E me.

Guarda quella stella, lassù. E' tutto ciò che ci resta.

mercoledì 11 maggio 2011

Angoli di nuvole.

E' una giornata di sole meraviglioso, oggi.
Un caldo soffocante, ma che adoro.
Adorerei anche non essere invaso dalle forze del cielo, dall'universo intero.
Vorrei poter raggiungere l'arcobaleno, se solo ce ne fosse uno.
Ma non ci sono né arcobaleni, né miniere d'oro, né tantomeno astri celesti a proteggermi.
Ho abbandonato i miei sogni per fare spazio ai miei incubi.
Ho abbandonato il mio volto, per fare spazio alle mie maschere.
Portami ancora più sole, tu che puoi. Portami immense praterie e angoli di nuvole dove poter sbattere la testa.
Ma non dimenticarti del mio cuore. Portalo con te. Sempre. E non abbandonarlo.

venerdì 6 maggio 2011

L'uomo nero.

Siete tutti morti.
Fuori da questo mondo, dentro ad un altro.
Pioggia sottile, tagliente, brucia come fuoco sulla pelle.
Un mostro di smisurate dimensioni divora ogni albero, ogni edificio, ogni anima presente in paese.
Ha uno sguardo triste, perso nelle dimensioni, vuoto come un buco nero. E mangia, mangia, mangia.
Ingoia tutto ciò che incontra sulla sua strada, mentre la pioggia continua a cadere impetuosa, inarrestabile.

"Qualcuno lo fermi, per carità!"
No! Non osate fermarlo! Lasciate che finisca ciò che ha iniziato, lasciate che porti a termine la sua missione. Lasciate che ripulisca tutto per bene. Che faccia pure piazza pulita di ogni sozzeria e di ogni sudiciume presenti in questo mondo.
Guardate bambini, l'uomo nero è arrivato, finalmente, ora sì che potete aver davvero paura. E scappate, finchè siete in tempo, prima che divori anche voi.
L'uomo nero è arrivato, finalmente, richiamato dalla voglia di disperazione del genere umano. Richiamato dal suo dolore, dal suo egoismo. Dalla sua voglia di morte.

Preparatevi, perchè questa pioggia non cesserà, vi si scioglierà addosso come acido, finchè il mostro è in città.
Dov'è il vostro cuore, eh?
Dove sono le vostre paure, le vostre vergogne?!

martedì 3 maggio 2011

Luna.

Mah, sinceramente non esisto.
O almeno credo.
Il fatto è che l'altra notte, tra le strade di Londra, ho incontrato Elizabeth, e mi ha detto di stare in guardia, di tenermi a dovuta distanza dalla luna, perchè potrebbe cadere, frantumarsi sulla terra, rendendoci tutti ancora più lunatici di quel che già siamo.
Povera Elizabeth, avrebbe voluto abbracciarmi, ma ero fatto di polvere e illusioni, e a malapena riusciva a vedermi.

C'era fumo, quella notte, tanto fumo e luci soffuse e musica lontana.
E c'erano i ballerini dispersi di un circo fallito, e c'erano gli elefanti che bussavano ad ogni porta e ad ogni cancello chiedendo solo una tazza di té caldo per potersi riprendere un pò.
Quando Elizabeth mi ha detto addio, piangeva, ma le sue lacrime non toccavano terra, si fermavano a pochi centimetri dal suolo, dissolvendosi all'improvviso, quasi temessero di toccare l'asfalto bagnato, quasi temessero di sporcarsi.
Quel ponte, laggiù, ha cominciato a tremare, illuminato dal dolore e dalla gioia degli abitanti della città.
Quel ponte, laggiù, sta per crollare, perchè i suoi abitanti non hanno più bisogno di lui.

Le fate e i giardini di Kensington e gli acrobati bambini continuano a danzare e a baciarsi. Fino all'ultima notte, fino all'ultima goccia di vino.
Un ragazzo biondo e dagli occhi neri è venuto verso di me e mi ha chiesto un consiglio. Io gli ho dato un sorriso e lui mi ha detto che è stato il più bel consiglio che abbia mai ricevuto.
Credo si senta solo, perchè nel suo mondo non c'è più la luna. E' sparita molto tempo fa, rubata da una ragazza di nome Elizabeth.

mercoledì 27 aprile 2011

Sorridimi ancora.

Girasoli e tulipani e nuvole di pioggia.
Sento il loro profumo quando ti vedo sorridere, sento il loro profumo quando ti vedo.
Continua a sorridere per me, continua a farmi sentire come se mi trovassi in una Jazz House degli anni quaranta a Boston, o a Manhattan, perchè no?
Sorridimi ancora, senza esitazione, continua a farmi sentire il profumo dei fiori e il chiasso delle balere, continua a farmi sentire il rumore del mare di sera, la sabbia che scricchiola sotto i piedi nudi.
Continua a parlarmi di te e della vita che sognavi, continua a farmi volare in alto, fino a bruciarmi, fino a lacerarmi l'anima.

Accarezzami ancora, continua a farmi sentire dentro di te, sotto la tua pelle, tra i tuoi organi, tra le tue ossa.
Ancora un giorno, ancora una notte con te, e poi ancora e ancora, fino a consumarmi, fino a morire.
Continua ad avermi e a volermi avere. Continua a desiderarmi e a terrorizzarmi ogni volta che te ne vai.

Continua a donarmi l'universo intero, ogni volta che ti chiedo un bacio.

Fammi sentire ancora ogni tua distrazione, ogni tua debolezza.
Portami i tuoi difetti, così che io possa assaggiarli e custodirli con cura. Così che io possa farne il mio tesoro.
Portami i tuoi silenzi, così che io possa trasformarli in respiri. Portami i tuoi silenzi, che per me sono melodia.
Donami i tuoi occhi, così che io possa vedere nella notte.
Donami i tuoi sogni, così che io possa stringerli forte a me e farli diventare anche miei.

Sorridimi ancora, come in quella notte eterna, quando mi hai ucciso e resuscitato.
Sorridimi ancora, come l'ultimo giorno di primavera, quando mi hai baciato tra la folla, prima dell'addio più triste del mondo.
Prima dell'addio più triste.

lunedì 25 aprile 2011

What am I, darling?

"What am I, darling?", diceva una canzone.
Cosa sono io? Un appunto di viaggio, un fantasma, di nuovo, per l'ennesima volta tra i tentacoli del non-senso.
Ho prestato tempo al tempo, anche se so che non me lo restituirà mai. Tempo, che parola diabolica, infima. Ho la gola in fiamme, a forza di gridare.
Complimenti ragazzo, sei al capolinea. Ma è un punto di arrivo o di partenza? Ancora non lo so, e ovviamente non lo saprò mai. Non so neanche se sono reale, o se sono solo un'illusione di un me stesso dormiente, in un'altra dimensione. In un altro tempo, appunto.

E quindi è così, non c'è amore e non c'è odio, non ci sono eroi e non ci sono pazzi, c'è solo il mio cuore che mi assicura di battere, anche se io non lo sento... e continuo a non sentirlo. Comincio a non sopportarmi più.
L'amore mi ha chiesto di mentire, la menzogna mi ha chiesto di amare. Ed io cosa dovrei fare, fingere di amare, o amare per fingere?
Un grosso corvo nero mi guarda, mi scruta, mi fissa dal ramo di un albero spoglio, cerca di capire chi sono, perchè sono. Sì, come no, idiota, sai cosa gliene importa...
Sta solo aspettando la mia morte, per potersi finalmente cibare della mia carne. Stupido animale, non sai che la mia carne è marcia? Ti farà solo male! Ma fai come vuoi, tanto sarò morto, e il dolore non mi apparterrà più... anche se credo che non mi appartenga più già da un pezzo, ormai.

Cheers, man! Alla mia salute, ho vinto un viaggio di sola andata per il paese dei pazzi, anche se di pazzi, come ho già detto, non ce ne sono più.
Dammi un pezzo della tua torta, ti prego, non posso farne a meno.

martedì 19 aprile 2011

Il primo giorno di pioggia.

Il primo giorno di pioggia vedo gli alberi dissolversi.
Il primo giorno di pioggia vedo i tetti delle case sparire nell'oblio.
Il primo giorno di pioggia vedo la tua bicicletta rossa andare lontano, spinta dalle tue gambe in un posto chiamato altrove, dall'altra parte della città.
Resto alla finestra, immobile, aspettando che tu passi, per quei tre secondi che sembrano dare senso ad ogni cosa. Persino a me, che di senso non ne ho mai avuto.

Baciarti dall'altro lato del vetro umido, ricoperto da milioni di gocce d'acqua che sembrano stelle di un cielo notturno, potrebbe uccidermi.
Il tuo volto illuminato dalla luce della luna sembra di cera. Così bello... e fragile. Ho quasi paura che possa sciogliersi da un momento all'altro.
Baciarti dall'altro lato della mia anima potrebbe uccidermi, ma cosa vuoi che me ne importi? Il vento spazza via ogni foglia, e prima o poi spazzerà via anche me.

Portami con te, sulla tua bicicletta rossa.
Portami con te, andiamo a contare le nuvole, prima che cambino forma.
Andiamo in riva al mare, a raccogliere i tuoi desideri.
Sei la mia vita.
Sei la mia morte.

lunedì 18 aprile 2011

Le metà non esistono.

"Le metà non esistono.
Esistono solo acquazzoni, nubi e farfalle.
A volte puoi vedere anche delle carrozze, quelle nere e dorate. Null'altro.
La pazzia è forse una costante nella mente di ogni essere umano?
O sono gli esseri umani ad essere la costante di ogni pazzia?

Vi fu un tempo dove cerbiatti ed elefanti vivevano insieme.
Vi fu un tempo dove le stelle eran più nere del petrolio.
Un tempo di disonestà e affetti mondani. Un tempo di incubi e benedizioni.


E' questa la mia mente, sporadica e intermittente. Vigile ed assente.
E' questa la mia follia, che riflessa in uno specchio si trasforma semplicemente in un aillof"


-Victor Crane-
(Madville)

domenica 17 aprile 2011

Stanotte.

Stanotte si è acceso un cuore.
Stanotte è caduta una fata dal cielo, illuminando un pezzo di mondo.
Illuminando un pezzo di te.
Il tuo profilo mi sfiora una guancia, e mi fa girare e rigirare, mi sento una trottola impazzita. Mi sento perso in te.

Chopin è ancora lì, seduto al suo pianoforte, disperato, non sa più dove mettere le mani. Suda, si dimena per trovare la nota adatta ai tuoi occhi, la melodia giusta per la tua anima.
Povero ragazzo... quanto dovrai soffrire...
Mi innaffi con il tuo sudore ogni volta che il tuo sorriso si scontra col mio. Mi inondi della tua luce, ogni volta che i tuoi occhi si mescolano ai miei.
Voglio le tue mani, le voglio dentro me, sotto la mia pelle, tra i miei sensi, tra le mie perplessità. Voglio che mi aiuti ad uccidere la mia anima, voglio che mi aiuti ad annullarmi.
Fammi esplodere come una supernova. Ingoiami e lacerami, e poi perditi in me, se ancora esisterò su questa terra.
Tu mi dai la vita ogni giorno, ed ogni notte me la togli. Mi sommergi tra le tue onde. Mi anneghi e mi riprendi all'ultimo istante. Quell'ultimo, dannato istante che non passa mai.

Stanotte il mondo girerà al contrario, per poi fermarsi a guardare oltre l'universo stesso.
Stanotte io correrò da te, dall'altra parte del cielo, per goderti ancora. Ansimando tra le tue dita umide, toccherò le tue spalle, sperando di trovarvi un paio d'ali. Sperando di trovarvi la libertà.
Sperando di trovarvi la menzogna.

sabato 16 aprile 2011

11:17.

Fino alle 11:17... non partire.
Mi fai male... è un dolore che mi stordisce.
Fino alle 11:17... non lasciarmi.
Qualcun altro potrebbe riscrivere le stesse poesie... ordinare gli stessi piatti... guardare le stesse stelle.
Ed è sempre e solo una questione di tempo. E' sempre e solo un salto nel vuoto, ciò che resta di un pianeta esploso. Voglio essere il tuo Krypton, la tua ultima spiaggia.
Fino alle 11:17.

Puoi volare via tra i petali di un ciliegio, puoi dissolverti nel vuoto più oscuro e fatale, puoi anche assumere le sembianze di qualcun altro, ma non smetterò mai di essere la tua chitarra, il tuo pianoforte. Non smetterò mai di essere la tua voce. Le tue corde vocali.
Alle 11:17 strapperò il mio cuore per donartelo in sacrificio, e placherò così la tua ira. Per sussurrarti la mia fedeltà. La mia ipocrisia.
Le tue vene mi hanno legato a te, come fossero catene di carne e sangue. Come fossero acqua gelida in un mare di lava incandescente. Come fossero me stesso.

Riesci a sentirmi? Puoi riconoscere la mia voce tra milioni di pianti?
Puoi assaporare le mie lacrime, in un mare d'acqua dolce?
Arrendermi a te è stata la mia più grande follia. Assaporare il tuo corpo nudo, la mia più grande consolazione.
Farò colazione con la tua anima, pranzerò con la tua pelle e, alle 11:18, cenerò con il tuo ricordo.
In fondo, sarò solo più vecchio di un minuto.
O di un'eternità.

giovedì 14 aprile 2011

Amie.

Chiedilo al Minotauro. Chiedilo a Teseo. Chiedilo e basta, e forse sarai ascoltato.
Chiedilo ad Alice. Chiedilo alla Regina di cuori, prima che ti tagli la testa. Chiedilo al tuo cuore, prima che smetta di battere.
E' il consiglio di un vecchio minatore.

Se ci fosse Amie, qui con me, saprebbe di certo cosa dirmi. Se ci fosse Amie, qui con me, saprebbe di certo dove andare.
La tomba di un fiore è una tomba senza nome, una lapide senza foto. Come un girasole impazzito, non saprebbe dove rivolgere il suo sguardo, non saprebbe che direzione scegliere.

Un oscuro veliero solca i cieli di Roma, stanotte. Si scontrerà col Colosseo, ne sono certo, spargendo macerie ovunque, spargendo polvere e rugiada sui tetti delle case, sui giardini deserti, tra i fiori del male.
Scusami se ti cerco, ma ho finito i Minotauri da interpellare, Teseo è morto. Alice e la sua macabra Regina hanno scelto il silenzio. E il mio cuore... beh, il mio cuore non si diverte più a giocare con me.
Scusami se ti cerco... e scusami per averti trovato. Fai ancora in tempo a salire sul quel vecchio veliero, prima che riprenda la sua rotta verso la distruzione. Senza stelle si naviga meglio, perchè se ci si perde nessuno se ne accorge. Neanche tu. Soprattutto tu.

Salutami Amie, quando la vedi, sei riuscito ad oscurare persino lei.
Ed io che credevo di amarti... oltre l'amore stesso.

mercoledì 13 aprile 2011

New Orleans.

Sai, ho sognato che ti sognavo, la scorsa notte.
Ho pensato di pensarti... ho persino creduto di crederti, a volte.
Ma questa maledetta agonia non passa mai, mi lascia qui, sospeso tra la vita e la morte, a domandarmi perchè esisto. A domandarmi perchè vivo.

E poi, passi un'altra notte insonne, tra i locali di New Orleans, circondato da vecchi ubriaconi e bambole di plastica, a chiederti dove diavolo siano finite le tue sigarette... forse te le sei fumate tutte, o forse le ha fumate via il vento.
Avrei dovuto baciarti... maledizione, avrei davvero dovuto baciarti!
Eri fatto di carta, di pezzi di seta stropicciata. Eri un aquilone tra le stelle, eri un punto esclamativo tra milioni di virgole.
Eri i Beatles e i Rolling Stones messi insieme.

Tutto ciò che mi resta di te, sono le tue mani, che sento ancora sotto la mia pelle, sotto i miei capricci.
Sotto i miei sbagli.
Eri una miriade di esplosioni, che attimo dopo attimo mi riempivano il cielo dentro e fuori di me.
Tempo fa qualcuno mi disse che tutti gli esseri umani sono dei piccoli miracoli. Ma io penso che il vero, unico, grande miracolo sia solo tu. Il mio maledetto, personale miracolo.
Tutto crolla... prima o poi.
Sei bellissimo...